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Perchè il controllo termico nella Laserterapia?

Avete mai cercato un laser per il vostro studio? Se sì, ovviamente la ricerca vi ha condotti a moltissime possibilità, ma probabilmente anche a molti dubbi. 

Ad oggi infatti  i modelli ad utilizzo medicale sono moltissimi, spesso costruiti con scuole di pensiero differenti. 

Oggi la novità più interessante nella tecnologia Laser è il controllo termico che ha aperto nuove possibilità terapeutiche e nuove applicazioni. Si tratta di un sistema di misurazione della temperatura del derma e un'autoregolazione dell'emissione laser che evita il surriscaldamento dei tessuti.

 

Cosa ci permette di ottenere il CONTROLLO TERMICO?

di erogare la terapia in tutta sicurezza, anche in modalità continua, garantendo la stabilizzazione della temperatura tissutale entro le soglie previste 
di utilizzare la terapia in modo sicuro ed efficace anche su pelli scure e TATUAGGI (In Italia sono 7 milioni le persone tatuate!)
di essere più efficaci nelle patologie in FASE ACUTA
di essere efficaci sulle NEUROPATIE, soprattutto se combinato alle lunghezze d'onda 650 nm e 810 nm
di lavorare su zone delicate come per i disturbi della ATM.
di ottenere un migliore effetto FOTOBIOMODULANTE, modulando l'effetto termico.

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Laser Terapia : cosa sappiamo delle lunghezze d'onda?

Le lunghezze d'onda sono il tipo di luce che viene erogata e sono misurate in nanometri (NM). Ciascuna ha un effetto biologico specifico, ecco perchè oggi si tende a lavorare con laser a multilunghezza d'onda.

Fino a poco tempo fa le ricerche si concentravano sull’utilizzo di una sola lunghezza d’onda: la 1064nm. Basti pensare che su PubMed gli articoli scientifici sono circa 9000. Nel corso degli anni la ricerca è proseguita e ha evidenziato l'importanza di altre lunghezze d’onda come la 650nm, la 810nm e la 980nm. Queste hanno la loro rilevanza su determinate patologie riguardanti il tessuto nervoso, quello muscolare, quello tendineo.

Tra i più importanti studi possiamo citare quello avvenuto nel 2014 da G. Mason, P. Nicholls e E. Cooper i quali hanno esaminato gli effetti di tutte le lunghezze d'onda nella finestra terapeutica determinado che la 650 nm ha un maggiore effetto biostimolante, quindi è maggiormente assorbita dai recettori della luce. 
Qualche anno prima, con la pubblicazione di altri studi, si è evidenziato come l’utilizzo della lunghezza d’onda 810nm nel tessuto muscolare e nel tessuto tendineo, permette di raggiungere una rigenerazione molto più veloce. 

Ma le lunghezze d'onda non sono l'unico elemento a generare l'effetto di biostimolazione.

L'emissione della luce deve essere continua o pulsata, con una durata dell’impulso di almeno alcuni millisecondi 10⁻3 come affermato da Hamblin nel 2010 e un tempo di riposo tra due impulsi tra 50 ms e 200 ms. Altrimenti non c'è biostimolazione ma solo effetto antalgico.


Quindi, se la migliore emissione per attivare la biostimolazione è il continuo (o il pulsato in cui la durata dell'impulso sia sufficiente), il controllo termico è importante per evitare il surriscaldamento dei tessuti ed evitare il "blocco" della cellula.


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