La distanza tra elettrodo e piastra di ritorno influenza l’impedenza e può cambiare l’efficacia del trattamento.
Più volume corporeo si interpone tra piastra ed elettrodo, meno corrente passa nel sistema a parità di tensione.
Con distanze importanti è difficile sapere in modo preciso il percorso della corrente all’interno del corpo.
Per questo è sempre preferibile creare geometrie corte e immaginare quale percorso vogliamo che faccia la corrente in base al nostro target anatomico.
Se non fai una buona valutazione fisioterapica non sai quale struttura anatomica è origine dei sintomi o quale è coinvolta nella disfunzione che vuoi trattare.
Troppo spesso il paziente finisce sul lettino e riceve il classico trattamento a “ferro da stiro”, un trattamento non specifico che non fa ottenere al paziente i risultati sperati e non fa bene a tutta la categoria.
È fondamentale fare una valutazione che segua delle linee guida precise.
Durante i corsi utilizziamo questo esempio: immagina che l’elettrodo sia il tuo occhio. Devi immaginare di guardare dentro al corpo del paziente dal punto di contatto dell’elettrodo e seguire il flusso della corrente all’interno delle strutture anatomiche in direzione della piastra di ritorno.
Questo ti aiuta a capire quale percorso farà la corrente e se la struttura anatomica a cui hai deciso di cedere energia, sarà attraversata dalla corrente.
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